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fuori-dentro

FUORI E DENTRO: DUE MONDI IN DIALOGO

Le immagini di questo progetto fotografico, realizzato all'interno della Casa di reclusione "San Michele" di Alessandria, catturano una delle più profonde tensioni esistenziali della condizione carceraria: il dialogo perpetuo tra il "dentro" e il "fuori", tra il mondo della reclusione e quello della libertà che continua a scorrere oltre le mura.

Mondi paralleli

Il carcere crea una cesura netta nell'esistenza: da una parte il mondo che prosegue il suo corso incessante, dall'altra un universo sospeso dove il tempo assume dimensioni differenti, scandito da ritmi imposti e spazi delimitati. Chi vive "dentro" abita una realtà parallela, mentre la vita "fuori" continua inesorabile la sua corsa.

Per i detenuti, il mondo esterno si trasforma lentamente in un ricordo che sfuma, un'immagine che si distorce nel tempo. Le città si trasformano, le persone cambiano, i figli crescono, le tecnologie evolvono, le relazioni si ridefiniscono. Eppure quel mondo esterno continua a rappresentare l'orizzonte della speranza, l'altrove desiderato, il punto di riferimento che dà senso all'attesa.

L'assenza come presenza

Il "fuori" nel carcere non è semplicemente ciò che manca, ma diventa una presenza costante, un pensiero ricorrente, un'ossessione talvolta. Si manifesta nelle fotografie conservate gelosamente, nelle lettere lette e rilette, nei racconti di chi viene a far visita, portando con sé frammenti di quella realtà lontana.

Affetti sospesi

Uno dei bisogni più profondi di chi vive la realtà carceraria è mantenere vivo il legame con gli affetti familiari, che rappresentano un'ancora di salvezza nell'isolamento. Un abbraccio, uno sguardo, una parola scambiata con un figlio o un genitore diventano momenti di straordinaria preziosità, frammenti di normalità che nutrono l'anima e permettono di resistere.

Le relazioni familiari subiscono una metamorfosi: si condensano in visite a tempo limitato, si traducono in lettere, si adattano a un contesto dove ogni gesto è regolamentato. I ruoli si ridefiniscono: padri che non possono più provvedere quotidianamente ai figli, compagni che condividono solo brevi momenti, figli che conoscono i genitori attraverso incontri periodici.

L'identità divisa

La condizione del detenuto è caratterizzata da un'identità divisa: parte di sé rimane ancorata al mondo esterno, ai ruoli sociali e familiari precedenti, mentre un'altra parte deve adattarsi alle logiche interne dell'istituzione, alle sue regole, ai suoi ritmi.

In questo sdoppiamento risiede una delle maggiori sofferenze della detenzione: la difficoltà di mantenere integra la propria essenza, di riconoscersi ancora come la stessa persona di "prima", di non lasciarsi definire esclusivamente dalla propria condizione attuale.

Allo stesso tempo, questa divisione può diventare anche una risorsa: la capacità di conservare dentro di sé un'immagine del "fuori" rappresenta una forma di resistenza, un modo per non soccombere completamente alle logiche dell'istituzione totale.

Temporalità divergenti

Il tempo dentro scorre diversamente dal tempo fuori. La quotidianità carceraria è scandita da ritmi ripetitivi, da attese interminabili, da una monotonia che può risultare schiacciante. Intanto, fuori, il mondo procede a velocità diverse: le stagioni si susseguono, eventi significativi scandiscono la vita di chi è libero, il progresso tecnologico accelera.

Questa discrepanza temporale crea un ulteriore senso di estraneità: al momento del ritorno, il detenuto dovrà confrontarsi con un mondo che è andato avanti, che ha continuato a evolversi durante la sua assenza. Il "fuori" che troverà non sarà quello che ha lasciato.

Il ritorno come orizzonte

Il "fuori" non è solo ciò che si è lasciato, ma anche ciò a cui si tornerà. È l'orizzonte del futuro, carico di aspettative e timori: il desiderio di reintegrazione e la paura dello stigma, la voglia di ricominciare e l'incertezza sulle proprie capacità di adattamento a un mondo mutato.

Prepararsi al ritorno significa mantenere vivo il dialogo con quel mondo esterno, non permettere che diventi completamente estraneo, coltivare risorse emotive e relazionali che permetteranno di ricostruire la propria vita oltre le mura.

Conclusione

Queste immagini non mostrano semplicemente istanti di vita carceraria, ma raccontano una tensione esistenziale fondamentale: quella tra reclusione e libertà, tra isolamento e connessione, tra un passato da espiare e un futuro da ricostruire.

In questo dialogo continuo tra il "dentro" e il "fuori" si gioca la possibilità di una detenzione che non si limiti a punire, ma che mantenga aperta la porta verso il mondo esterno, preservando legami, memorie, identità. Perché è proprio nella capacità di non recidere completamente il rapporto con il "fuori" che risiede la possibilità di un ritorno che sia davvero un nuovo inizio.

Casa di Reclusione "San Michele"
11.06. - 11.07.2025
Mostra Fotografica

danirobottistudio@gmail.com

+39 3402292770

IG @danirobotti

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